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In una chiesa, in una cappella o accanto all’altare, o anche in una casa, chi non ha mai visto almeno una volta una immagine sacra?

Essa attira la nostra attenzione, chiede di avvicinarci e di contemplarla, si mette in dialogo con noi, cerca il nostro cuore apparendoci ad un tempo intima, famigliare e misteriosa. Ci chiede di fermarci. Scopriamo che contiene un altro tipo di tempo, denso e statico, non soggetto a sgranarsi in attimi su attimi ; e vi si distende anche un’altro tipo di spazio, non segnato dalle dimensioni e dunque ulteriore rispetto a quello che ci contiene e su cui poggiano i nostri piedi. Tempo e spazio assoluti, ma non deserti: da lì Presenze si affacciano sul nostro mondo, altri occhi cercano e incontrano i nostri e dialogano con noi, seppure la loro bocca è chiusa.  Non ci sono parole da coloro che sono divenuti dei nomi eterni bensì la dimostrazione della bellezza della condizione da essi raggiunta; e che a noi occorre di  imparare  a   contemplare.

L’immagina sacra è il segno attraverso cui Qualcuno ci indica una Via e ci esorta ad avere l’animo di seguirla, se infatti nel nostro spirito siamo erranti e inquieti pellegrini in cerca di una meta, ora possiamo fermarci, fissarla e lasciarci fissare. Il canone delle forme, la simbologia dei colori… il tutto nato non per un atto di conquista ma grazie ad una secolare obbedienza, se vediamo con gli occhi dello spirito riconosciamo quale mirabile corrispondenza ci sia tra la verità assoluta di un volto e il disegno dal tratto armonico e purificato che lo circoscrive sul fondo bianco della tavola, e di come il colore ne manifesti l’appartenenza ad un ordine spirituale non visibile ma accessibile, la cui testimonianza è proprio l’icona, nella quale infatti l’invisibile si rende per noi visibile. Si, l’icona è un luogo per un convegno, mezzo che aiuta a incontrare la soave Presenza che è oltre tutte le cose, e  che attraverso l’icona ci raggiunge in una forma che sorprende e una Bellezza che il nostro essere è abilitato a cogliere: ha preso un Volto l’ineffabile Verità che tutto fa esistere, Dio.
Quel Volto si è lasciato trascrivere nell’icona perché questa faccia da  simbolo e diventi strumento con cui la realtà divina e la realtà umana si comunichino un amore vicendevole, prima l’amore divino che lo precede e poi l’amore umano che gli risponde si incontrano e si congiungono, viene così favorita e nutrita la nostra vera relazione primaria, quella con Dio, grazie alla quale nessuno è più solo e il nostro pellegrinare raggiunge il suo traguardo.

Colui che è rappresentato nell’immagine mi dice: “rientra in te stesso, fino al punto più intimo e profondo di te, lì puoi trovarmi”, e lì la soave, vivente presenza si manifesta. Quale gioia: Colui che l’icona mi fa vedere è Colui che sento ospite nel mio cuore!

 
     
   
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Scriptorium San Luca
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